I Ladri di Libri…
…quelli che vedono oltre la copertina!
Da quest’anno inauguriamo un progetto scolastico che vedrà impegnati 12 ragazzi delle classi terze della scuola secondaria nella gestione e valorizzazione della biblioteca scolastica!!!
Presentazione del libro “La figlia del sarto”
ll 13 Novembre, noi ragazzi della biblioteca, siamo andati con le nostre care professoresse alla fondazione Angelo Colocci, in passato sede della scuola superiore ”P.Cuppari” e oggi sede Universitaria. Appena entrati siamo rimasti affascinati dalle scale in marmo e dai busti di importanti personaggi della storia. Poi siamo entrati in biblioteca e abbiamo notato che era ricca di libri di economia, di diritto e di giurisprudenza. In seguito ci siamo recati nella stanza in cui la scrittrice Lucilla Pavoni ci avrebbe parlato del suo libro ”La figlia del sarto”. Il tema centrale narrava di come fosse la vita agli inizi del ‘900 e del lavoro che ogni giorno svolgeva suo padre, che cuciva vestiti per le donne di campagna. E’ stata una conferenza interessante e piena di significato; molto utile a noi studenti della 3a Media che affrontiamo proprio la storia del ‘900. La cosa che ci è piaciuta molto è stata quando è intervenuta una signora di 86 anni che, raccontando delle sue esperienze, ha fatto ridere tutti.
Samuele Carbini
VISITA ALLA BIBLIOTECA PETRUCCIANA
Ed ecco ripartire i nostri Ladri di Libri verso una nuova meta, alla scoperta dei luoghi della cultura che ci circondano. Il 19 febbraio siamo andati alla scoperta della Biblioteca Diocesana di Jesi, detta anche Petrucciana, perché numerosi volumi, tra i testi che possiamo trovare qui, appartenevano al Cardinal Pier Matteo Petrucci, vescovo di Jesi nel XVII secolo.
Dopo aver lasciato la nostra amata biblioteca, ci siamo diretti verso la Biblioteca Petrucciana. Nessuno di noi conosceva questo magico luogo ma, con l’aiuto delle nostre professoresse e del professore Pierluigi Cesarini il quale insegnava nella nostra scuola, non abbiamo impiegato molto tempo a raggiungerlo. Arrivati alla meta, senza esitare abbiamo iniziato la nostra visita, guidata da tre professori i quali, con l’aiuto del professor Pierluigi, si prendono cura della biblioteca. Questo edificio, prima di diventare una biblioteca, era un cinema, il “Cinema Ripanti”. Il cinema, come la biblioteca stessa, apparteneva alla Diocesi di Jesi e proiettava solo film definiti “puliti”. Alla sua chiusura, esso è stato trasformato, con l’aiuto di Don Attilio Pastori, una enorme biblioteca, che oggi conta circa 45.000 volumi che trattano tutte le materie, dalla Teologia alla Narrativa. Tra le passioni di Don Attilio Pastori non c’era solo la Letteratura, ma anche il cinema, perciò nella Biblioteca Petrucciana possiamo trovare numerosi testi di cinematografia, nonché un meraviglioso proiettore cinematografico, appartenente al “Cinema Ripanti”. Continuando il nostro tour per la biblioteca, abbiamo visitato anche una sala per le conferenze, dove si tengono dibattiti aperti al pubblico. Un altro luogo molto interessante è stato il sotterraneo della biblioteca. Lì si trovano libri molto antichi, alcuni addirittura risalenti al XVI secolo. Ma il momento più bello della nostra visita è stato quando i tre insegnanti che ci facevano da guida ci hanno mostrato le Cinquecentine. Questi libri, scritti in latino, sono i primi libri a stampa, risalenti al 1500 e noi, Ladri di Libri, abbiamo potuto toccarli con mano, sentendo le loro pagine ruvide e ingiallite sotto i polpastrelli, ammirando le loro decorazioni e la loro struttura e annusando il loro odore “antico”. È stata un’esperienza unica e indimenticabile! Ma la visita non è finita qui, infatti abbiamo potuto visitare anche le nuove postazioni Internet, cinque postazioni messe a disposizione, gratuitamente, degli studenti e di chiunque voglia fare una ricerca. E per finire, abbiamo trascorso degli attimi divertenti nello studio di Don Costantino Urieli, il quale amava i libri e scriveva saggi anche in dialetto. Spassosi sono stati i momenti in cui ci siamo divertiti a leggere le frasi in dialetto che, in fondo, sono il modo in cui parliamo… Facendo arrabbiare le nostre prof. di Lettere!
La nostra visita alla Biblioteca è terminata qui, addirittura in ritardo, rispetto al tempo a nostra disposizione. E’ stata affascinante e divertente allo stesso tempo, perciò invito tutti a visitare la Biblioteca, anche per approfittare di una delle postazioni Internet perché, come vi abbiamo dimostrato, la biblioteca è anche divertimento.
I Ladri di Libri vi danno appuntamento alla prossima visita nei luoghi della cultura di Jesi!
Articolo: Magini Giovanni Paolo
Foto: Bracconi Tommaso
LA BIBLIOTECA PLANETTIANA
26 febbraio 2015: i “Ladri di libri” sono andati di nuovo in esplorazione, nei luoghi in cui si produce cultura, nella nostra città, Jesi. Questa volta, ci siamo recati in visita alla Biblioteca Planettiana, la biblioteca comunale della città, che conserva numerosi fondi antichi e moderni, frutto di donazioni illustri e l’archivio comunale. Appena entrati, ci attendeva il dottor Giancarlo Maria Goffi, il bibliotecario che ci ha fatto da guida nei meandri della Bilioteca. La prima sala, che abbiamo visitato, è quella della Salara, situata al pianterreno del palazzo, così chiamata perché, in passato, vi si conservava la riserva del sale, bene prezioso per la conservazione delle carni, in tempi in cui non esisteva il frigorifero. Ora, dopo dieci anni di restauri e adattamenti, essa conserva i libri del fondo moderno e ospita un ampio spazio in cui si può studiare, fare ricerche, consultare testi, leggere riviste e prendere libri e dvd in prestito. Il Bibliotecario ci ha raccontato la storia del palazzo, indicandolo come la sede del potere nei secoli passati (i priori e il podestà, in epoca comunale, il governatore della Chiesa, in seguito), voluto dalla comunità jesina, in sostituzione del vecchio palazzo preesistente, costruito su progetto dell’ingegnere toscano Francesco di Giorgio Martini, noto nella zona per la costruzione di rocche e strutture difensive. La facciata del palazzo conserva ancora il leone rampante (simbolo dell’aggregazione comunale), dotato di una corona (simbolo di potere). Saliti al secondo piano, abbiamo ammirato la Sala Planettiana, che conserva il fondo antico, per la maggior parte proveniente dalla ricca Biblioteca dei Pianetti, notabili jesini del ‘700. Qui, la nostra guida ci ha mostrato due rari Globi terrestri della fine del XVII secolo, opere del grande cartografo , come da uno scrigno, il Bibliotecario ha estratto dalle librerie dei veri tesori: atlanti a stampa con immagini bellissime, incunaboli, cioè i primi libri a stampa (incunabula, cioè “nella culla”), decorati con iniziali decorate, ancora alla maniera dei libri manoscritti, i Libri Rossi, antichissimi (secolo XIII c.a), che racchiudono leggi e decreti che regolavano la vita pubblica della Comunità e gli Statuti manoscritti della città, di cui si conserva anche una copia a stampa. Inoltre, la guida ci ha detto che la Biblioteca conserva una rara edizione a stampa dell’Iliade, del Bodoni: pensate che di essa si conservano solamente due copie in tutto il mondo e una delle due è proprio quella jesina! Lasciata la Sala Planettiana, dopo la foto ricordo di rito, che ci ritrae in tutta la nostra “bellezza”, siamo ridiscesi al primo piano, dove abbiamo visitato altre stanze: due sale studio e consultazione, vari uffici e una sala conferenze, dal soffitto a cassettoni, che conserva la restaurata biblioteca lignea settecentesca della famiglia Pianetti, contenente libri a stampa, dono di Cardolo Pianetti, uno dei membri illustri della famiglia. Vagando per il palazzo labirintico, ci siamo imbattuti in un passaggio segreto: una scala ripida e stretta, utilizzata nel passato dalla servitù come scala di servizio e, forse, anche per permettere fughe nascoste e improvvise, secondo la migliore tradizione. La visita si è conclusa di fronte ad un quadro enorme, che rappresenta Jesi e il suo contado, datato, presumibilmente, al XVII secolo, vista la presenza di un’alta torre, che svetta in cima al Palazzo della Signoria, crollata intorno alla fine del secolo suddetto. Vista l’ora, abbiamo salutato e ringraziato la nostra guida e ci siamo incamminati verso la scuola, felici di aver appreso cose nuove sulla nostra città!
Autore dell’articolo: Alessio Tesei Casagrande
Apparato iconografico: Letizia Carbonari
VISITA AL PALAZZO COLOCCI DI JESI
Questa volta, noi “Ladri di libri”, il giorno 19 marzo insieme alle professoresse Cinzia Carboni e Cristina Brutti ci siamo recati al Palazzo Colocci, casa e museo del Marchese Adriano Colocci Vespucci di Jesi. L’antico palazzo sorge nella piazza Angelo Colocci, nel punto più alto della città, davanti al Palazzo della Signoria. Arrivati lì, siamo stati accolti dal signor Mosca che è stato la nostra guida per tutta la visita del museo. In un primo momento ci ha parlato dell’attuale situazione in cui si trova il palazzo, dei lavori di restauro che saranno fatti, del fatto che il palazzo, di due piani, è suddiviso per vari proprietari che nel corso degli anni lo hanno acquistato. In antichità il palazzo aveva i suoi due piani suddivisi per diverse funzioni: il piano terra era riservato alle carceri, il primo piano era il piano nobile che serviva per le feste, il secondo era il piano di vita della famiglia Vespucci. La parte del palazzo visitata da noi è stato proprio l’ultimo piano, più precisamente l’appartamento dell’ultima discendente di Americo Vespucci, Maria Cristina Colocci Vespucci che diede la sua porzione di palazzo ed i tanti beni che esso contiene al comune della nostra città e volle che il nome del museo fosse quello di suo padre, Adriano Colocci. Appena entrati “nell’atrio ” dell’appartamento la nostra guida ci ha spiegato la storia della famiglia Colocci facendoci notare la provenienza dell’antica famiglia di stirpe longobarda presente nel IX secolo nelle valli dell’Umbria. Successivamente si trasferirono nelle vallate del Misa e dell’Esino. In questo casato spiccano importanti figure che hanno contribuito a fare la storia della città di Jesi e di altre parti d’Italia come giuristi, legislatori, prelati, letterati, pittori, poeti, scrittori e giornalisti. La curiosità che spicca di più su questa famiglia è legata ai matrimoni, non solo con molte famiglie nobili, ma anche tra di loro. Questo per ampliare il loro prestigio e la loro ricchezza. Nonostante tutto ciò, la famiglia ha vissuto svariati periodi di crisi economica, ma si è sempre risollevata, in un modo o nell’altro. Dopo questo siamo passati alla visita vera e propria dell’appartamento. La prima stanza visitata da noi è stata la sala da pranzo, arredata tutta per intero con mobili e soprattutto vetrine di legno nelle quali vi erano esposti i servizi da tavola originali che erano decorati e colorati con uno stile che ricordava e imitava molto lo stile orientale. La particolarità di questa stanza era una lastra incastonata nel muro con sopra incise parole di buon augurio, in latino, dedicate a tutta la famiglia. Successivamente abbiamo visitato la sala “rossa” denominata così dal colore delle sue pareti. Qui, come arredamenti, troviamo delle sedie, un piccolo divano e un tavolino, sempre in stile occidentale e di stoffa rossa per richiamare il colore delle pareti. Questa stanza era tutta ornata con quadri raffiguranti i membri della famiglia. Quello che più ci ha colpiti è stato il quadro di un giovane ragazzo ucciso con un colpo di pistola; nel quadro vi era incastonato il proiettile che ne aveva causato la morte. La terza stanza visitata da noi è stata la stanza “gialla” che dava l’impressione di essere più spoglia rispetto alla precedente a causa dell’interiorità dei quadri presenti. Tuttavia vi era un grande quadro che raffigurava la nascita dell’imperatore Federico II di Svevia nella nostra piazza, ma con dettagli non molto veri. Infatti sullo sfondo si poteva notare la cattedrale del duomo di Milano, cosa assolutamente falsa, ma che faceva scena nel quadro. Anche in questa stanza vi erano soprammobili inspirati allo stile occidentale e numerosi ventagli dell’epoca. La quarta stanza visitata è stata la sala da ballo. La sala, di quasi 100 metri quadrati, veniva usata solo in occasioni importanti e al suo interno vi erano quadri con cornici maestose di color oro, molto più preziose delle altre, una specchiera anch’essa con dettagli dorati, un piccolo divano con sopra due antiche bambole e un pianoforte settecentesco che un nostro compagno, Magini Giovanni Paolo, ha potuto suonare. In seguito, collegate alla sala da ballo vi erano altre tre piccole stanze: la prima era una stanza da letto con bagno, la seconda lo studio del proprietario Adriano Colocci e la terza era una stanza riservata ad una cassaforte, ben nascosta all’interno di una scrivania, nella quale venivano depositati i beni della famiglia. Tutte e tre le stanze non erano vuote, ma avevano oltre ai rispettivi mobili, letto e specchiera per la camera da letto, scrivania e una biblioteca per lo studio, dei soprammobili originali come pettini, forbici, boccette per il profumo e gli utensili del proprietario che era un navigatore ed un appassionato di geografia. Dopo questo, la nostra visita era finita, abbiamo ringraziato la nostra gentilissima guida e ci siamo diretti verso l’uscita ed infine abbiamo fatto ritorno a scuola.
Natasha Coacci e Melisa Capota
Appunti: Magini Giovanni Paolo